Alzi la mano chi non ha mai ricevuto commenti sul colorito della propria pelle, e non mi riferisco alle (vergognose) battute razziali, ma alla necessità che provano alcune persone nel dover commentare persone di carnagione molto chiara o scura. “Ma tu al mare non ci vai?”, “ma quanto sei pallido”, o il contraltare “ma quante ore passi al sole, sembri una carbonella” e altri commenti simili che provengono solo dalla scarsa conoscenza di come si formi il colore della nostra pelle.
Infatti, principalmente, se siamo molto chiari o scuri lo determinano i nostri geni che ci fanno esprimere pigmenti che danno varie colorazioni alla nostra cute e che determinano come rispondiamo all’esposizione al sole. Per esempio, persone molto chiare che producono principalmente feomelanina (quel pigmento che dà il colore rossastro) esponendosi al sole si arrosseranno per poi tornare al colorito chiaro precedente. Chi produce maggiormente eumelanina (che ha una colorazione più brunastra) invece risulterà più “abbronzato”.
E da qui nasce un problema sociale, ovvero che i commenti sulla carnagione (al pari di quelli sul peso, o altri aspetti fisici) possono causare pressioni sociali e indurre a comportamenti non sani. Pensate, ad esempio, all’uso smodato dei lettini abbronzanti tra i giovani (e principalmente tra le giovani) che per un fattore estetico, per evitare la pressione sociale e i commenti che devono ascoltare le persone di carnagione chiara, si espongono all’uso di lettini abbronzanti.
Può sembrare un’abitudine innocua, ma così non è, infatti i lettini abbronzanti sono classificati dallo IARC come cancerogeni di prima classe. Infatti, i raggi UV che emanano possono aumentare il rischio di sviluppare tumori cutanei.
Per questo dobbiamo iniziare una vera e propria rivoluzione culturale per combattere le battutine e lo stigma sul colore della pelle delle persone.
di Gianluca Pistore